PARIS: MAISON&OBJECT 2013, E UN LIBRO TROVATO PER CASO.
E’ sempre una boccata di ossigeno puro il ‘viaggio’ nelle Tendenze della Casa che ogni anno, da 25 ormai, intraprendiamo verso ‘Maison &Object’, la fiera che si è tenuta, per l’edizione 2013, la scorsa settimana in Paris.
Il termine ‘viaggio’ è perfetto perché è una continua, costante e instancata scoperta di semprenuovi umori, semprenuove sensazioni, semprenuove possibilità per la casa e per l’interior design tout-court che offre l’attraente appuntamento parigino.
Quest’anno ci ha particolarmente colpito la eterogeneità di prodotti che si stanno sempre più liberando dal concetto di ‘monostile’, da noi tanto contrastato quotidianamente nel nostro lavoro. Contrastato perché storicamente infondato; perché fondato solo sulla mentalità consumistica delle aziende produttrici di mobili. Che induce al conformismo.
Prodotti capaci di stare insieme, o ancor di più nei casi migliori, di mettersi insieme, con una capacità evocativa e attrattiva che solo le cose ben fatte hanno.
Naturalmente il nostro è un occhio che cerca quello spazio di associazione di cose eterogenee, e quindi quei particolari oggetti che ne permettono la realizzazione. Ma, come una forma di conferma alla nostra Idea di Casa (quanti venditori di mobili che si passano per ”negozi di arredamento” ne hanno veramente una?…), dobbiamo riconoscere finalmente che anche il mercato si sta dirigendo verso quella libertà che noi tanto amiamo, e non da ora.
Uscendo dalla atmosfera eccezionale della kermesse parigina, di cui vi facciamo vedere qualche foto qui sotto, ci sembra interessante riportare qui una riflessione sortaci attraversando le strade parigine dedicate ai negozi di arredamento. Non crediamo di dire eresie se affermiamo che proprio i negozi ‘monostile’, che corrispondono in linea di massima a quelli monobrand si sono mostrati ai nostri occhi come insopportabilmente noiosi. Nessuna ‘sorpresa’ nell’accostamento dei prodotti, ogni cosa esteticamente ‘scontata’, e senza vita. Ambienti tendenti al minimalismo formale, ovvero shop come macchine per vendere un divano o una sedia di questo o quell’altro designer del momento, che nulla ha a che vedere con la vita quotidiana che ognuno di noi vive nelle proprie abitazioni. (1)
Come una conferma casuale di quanto diciamo, sempre tra le strade di Parigi, abbiamo fatto un incontro fortuito in una delle nostre instancabili peregrinazioni nelle piccole e affascinanti librerie di Paris. L’incontro è con un libro dal titolo “Le designers italiens chez eux – Histoire et styles de vie des acteurs du design italien.“, di A. Burigana e M. Ciampi, edito da Verbavolant.
Come vedrete in maniera lampante nelle foto che abbiamo inserito nella gallery qui sotto, le case dei designer, sono anch’esse testimonianza di vita e non di possesso di un particolare prodotto, o peggio ancora di un unico stile…
Unica nota malinconica, guardando le foto di questo libro: si tratta delle case dei pionieri del Design, di quelli che il design lo hanno inventato; quelli che hanno già scritto tutto (…). Mentre le case dei nuovi designer, il più delle volte, sono purtroppo cataloghi dei prodotti da loro stessi disegnati. Ciò dimostra che la mentalità del prodotto ‘consumer-oriented‘ ha finito per modellare anche loro…
pier giuseppe fedele (diritti riservati)
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(1) Ci si permetta una piccola digressione, in merito a questa tendenza: così facendo, vengono sempre più erose quelle politiche commerciali stucchevoli, ancora protette da alcuni brand oramai al collasso estetico (…), che si fondano su un marketing che promuove un gusto ‘chiuso’ e perentorio. (E, perchè no, dittatoriale: ma questa è una questione da addetti ai lavori, che forse non interessa chi legge).
Nella gallery qui sotto, prima le foto di Maison&Object 2013, e poi quelle tratte da “Le designers italiens chez eux – Histoire et styles de vie des acteurs du design italien.“: